Luglio 31, 2020
È allarme per le microplastiche contenute nelle nostre acque: a dirlo è l’OMS – l’Organizzazione Mondiale della Sanità – nel rapporto Microplastics in Drinking Water. La presenza di queste piccole particelle di materiale plastico nell’acqua potabile potrebbe infatti diventare sempre maggiore e potenzialmente pericolosa dal punto di vista fisico e chimico. Il rischio, sottolineano gli esperti, è legato soprattutto alla mancanza di una documentazione scientifica adeguata: al momento esistono informazioni e studi limitati sulle microplastiche, che rendono i dati oggi disponibili limitati e poco affidabili.
L’allarme
“In base alle informazioni limitate che abbiamo le microplastiche nell’acqua potabile non sembrano rappresentare un rischio per la salute ai livelli attuali. Ma abbiamo urgente bisogno di saperne di più. Servono ulteriori ricerche per ottenere una valutazione più accurata dei loro potenziali impatti sulla salute umana”
ha ammesso Maria Neira, direttore del Dipartimento di sanità pubblica e ambiente dell’OMS.
Ecco perché è fondamentale elaborare nuovi metodi di misurazione per calcolare la presenza di residui di plastica nell’acqua, e valutarne le relative conseguenze sull’organismo.
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Cosa sono le microplastiche e quali sono i rischi
Ma cosa sono le microplastiche? Con questo termine si indicano piccolissime particelle di materiale plastico – di una dimensione compresa tra i 330 micrometri ed i 5 mm – che originariamente erano parte di oggetti e tessuti sintetici, e che ad oggi costituiscono una delle cause maggiori di inquinamento di oceani e mari.
Negli ultimi anni anche l’acqua potabile sta aumentando la presenza di queste particelle di plastica che, attraverso ad esempio gli scarichi industriali, possono ritrovarsi nelle bottiglie di plastica o nell’acqua che sgorga dai rubinetti. A tal proposito, particolarmente allarmanti sono i dati emersi da uno studio condotto da Orb Media (organizzazione no-profit di Washington) che ha analizzato 159 campioni di acqua potabile in 14 paesi del mondo: le microplastiche erano presenti praticamente ovunque, con una percentuale nei soli Stati Uniti che sfiorava il 94%.
Come limitare i potenziali pericoli
Limitare quella che sta diventando una vera e propria emergenza mondiale si può e si deve: basterebbe ridurre l’uso della plastica e migliorarne il riciclo. In ogni caso, la recente indagine dell’OMS sancisce ancora una volta l’importanza dei sistemi di trattamento delle acque reflue e potabili, in grado di rimuovere fino al 90% delle microplastiche presenti nell’acqua che regolarmente beviamo. Eppure, “una parte significativa della popolazione mondiale non ne beneficia”.