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Giugno 8, 2022

L’idroelettrico in Italia è oggi la prima fonte di energia rinnovabile per la generazione di energia elettrica: con il 40,7% del totale, supera di gran lunga il solare (21,3%) e l’eolico (16%). È quanto emerge dal report The European House – Ambrosetti, commissionato da Edison, Enel e A2A.

Idroelettrico in Italia: lo scenario

Secondo gli scenari PNIEC al 2030 l’idroelettrico, capace di offrire più flessibilità e sicurezza rispetto alle fonti fossili, continuerà a giocare un ruolo di primo piano nell’attuale crisi energetica, facilitando il processo di transizione alle FER. L’Italia è al momento il terzo paese in Europa per potenza idroelettrica installata (22,4 GW), dietro Norvegia e Francia.

In riferimento al territorio nazionale, la maggior concentrazione idroelettrica è al Nord (73,4%), in particolare in Lombardia, Piemonte e Trentino-Alto Adige. Nelle regioni del Centro si concentra appena il 6,7% della capacità totale, mentre al Sud e nelle Isole il 19,9%.

Idroelettrico in Italia: il complesso quadro normativo

Tuttavia, dal report emerge anche un quadro non troppo rassicurante circa la messa in esercizio degli impianti idroelettrici sul territorio italiano. Il 67% della potenza installata, infatti, è costituita da sistemi operativi prima degli anni ’60; la percentuale si innalza addirittura al 70% se si considerano gli impianti funzionanti prima degli anni ’80. Negli ultimi vent’anni, la potenza installata rappresenta solo il 15% del totale nazionale.

Ciò probabilmente è dovuto anche all’attuale normativa italiana, che sembra ostacolare lo sviluppo del settore. Il report, in particolare, ha individuato due criticità importanti in tal senso: la prima, legata alla disomogeneità regionale delle procedure di assegnazione e rinnovo delle concessioni, e una seconda che attiene alle modalità di trasferimento e valorizzazione dei beni al termine delle autorizzazioni.

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Risulta necessario, dunque, affrontare e superare le suddette problematiche, anche attraverso una revisione della durata delle concessioni idroelettriche in scadenza al 2023 e al 2029. Nel nostro Paese, infatti, essa è fissata a 40 anni e risulta essere tra le più basse in Europa (75 anni la durata delle concessioni in Francia, Portogallo e Spagna; illimitata in alcuni paesi come Finlandia e Svezia).

Durata concessioni: cosa cambierebbe se si prolungasse?

Al fine di quantificare l’opportunità di investimento persa a causa delle vigenti normative, il report ha ipotizzato un prolungamento della durata delle concessioni di almeno dieci anni. Il risultato è sorprendente: gli investimenti aggiuntivi immediatamente attivabili, infatti, sfiorerebbero i 9 miliardi di euro e permetterebbero di generare ulteriori 26 miliardi sul territorio nazionale attraverso gli effetti indiretti e indotti.

Tali investimenti, inoltre, determinerebbero anche un aumento del 5-10% della produzione idroelettrica, tale da soddisfare il fabbisogno energetico di circa un milione di famiglie.  

 

Alessandra Marcelli

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