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Aprile 27, 2022

Migliaia di miliardi di microplastiche e nanoplastiche rilasciate nell’acqua calda da prodotti di consumo quotidiano. È questo il preoccupante dato emerso da uno studio americano che ha evidenziato come l’utilizzo di oggetti plastici ha un impatto enorme sull’ambiente.

Microplastiche e nanoplastiche

I materiali plastici che utilizziamo quotidianamente sono composti da polimeri, cioè sostanze a loro volta formate da tantissime piccole molecole legate tra di loro. Queste sono state distinte dagli scienziati in microplastiche, se presentano una lunghezza inferiore a 5 mm, e in nanoplastiche, talmente piccole da non essere visibili nemmeno con i tradizionali microscopi.

Nanoplastiche in acqua calda: lo studio

Secondo una ricerca del National Institute of Standards and Technology (NIST), molti degli oggetti di uso quotidiano creati per contenere dei liquidi – come ad esempio tazzine di caffè, biberon, pellicole alimentari o detersivi – rilasciano una quantità enorme di nanoplastiche nell’acqua circostante.

Lo studio è stato condotto prendendo in oggetto principalmente buste di nylon ad uso alimentare e tazze monouso per bevande calde. Quest’ultime sono state rivestite con polietene, il più semplice dei polimeri sintetici e la più comune delle materie plastiche, e sono state poi messe a contatto per 20 minuti con acqua portata a 100 gradi Celsius.

I ricercatori hanno poi prelevato il liquido contenente le nanoparticelle, che sono state dal resto della soluzione e poi esposte al butanolo per “gonfiarle” e renderle maggiormente visibili. Quello che è emerso dall’osservazione è che le dimensioni medie delle particelle plastiche variavano dai 30 agli 80 nanometri, raramente sopra i 200 nanometri. Inoltre, la concentrazione di nanoplastiche rilasciate dai sacchetti di nylon a contatto con acqua calda era di ben sette volte superiore rispetto a quella delle tazze monouso.

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Un ulteriore passo in avanti

Quello appena citato non è il primo studio condotto sulla rilevazione di particelle plastiche nell’ambiente. “Ci sono bilioni di particelle di plastica per litro, ovunque guardiamo”, spiega Christopher Zangmeister, primo autore della ricerca. Il passo in avanti compiuto è stato l’aver scoperto che “le nanoparticelle sono davvero piccole e quindi costituiscono un grosso problema perché potrebbero entrare all’interno di una cellula, potenzialmente interrompendone la funzione”, conclude.

 

Alessandra Marcelli

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